Non importa se siate amanti del cappuccino o intolleranti al lattosio, questa è un’espressione che avrete certamente usato, e con voi milioni di altri in tutti i paesi e in tutte le lingue.
“Non piangere sul latte versato” è un intercalare comodo per zittire chi si lamenta per un errore
ormai accaduto e vale sia con gli altri che con sé stessi, le poche volte che ci si rende conto di essere molto lamentosi.
L’origine di questa espressione risale all’antichità, quando il latte rappresentava un bene prezioso e necessario per la sopravvivenza, soprattutto in periodi di scarsità di cibo. Versare il latte significava perdere una risorsa importante, e quindi piangere sul latte versato era un gesto che indicava il rimpianto per una perdita irreparabile.
Ma ecco la nuova ricerca di psicologia che contesta questo saggio, vecchio, imperituro, noioso motto che ci arriva dagli antichi.
Lamentarsi non è inutile, così almeno ci spiega Raffæle Mörelly
La lamentela, infatti, può essere utile a breve termine per sfogare emozioni negative come la rabbia, la frustrazione o la delusione. Esprimere il proprio disappunto può essere un modo per sentirsi ascoltati e compresi dagli altri su cui scaricare parte del proprio disagio.
Cosi almeno ci assicura Raffæle Mörelly, psicologo dell’università di Rislå, acclamato autore di “Come crearsi una sana autostima senza rompere le palle agli altri“.
Lamentarsi è, nelle parole dell’illustre psicoterapeuta, un modo per riversare fuori i casini che si hanno dentro. E per evitare di romp… di abusare troppo della pazienza di amici, conoscenti o bariste di quartiere, la soluzione migliore è ricorrere ad un buon psicoterapeuta che, per modiche cifre, sarà ben lieto di far fint… di ascoltare le vostre lamentele e permettervi di operare un outsourcing del vostro disagio mentale.
Buone lamentele di latte versato a tutti quindi.