Vladimir Makei mentre mostra orgoglioso il vaccino nel suo profilo social

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E’ mancato all’affetto di Alexander Lukashenko il migliore dei suoi diplomatici e più probabile dipendente che avrebbe potuto fargli le scarpe e prenderne il posto come capo della Bielorussia.

Così la БелТА (l’agenzia di propaganda del governo Lukashenko) dà la notizia della morte di Vladimir Makei in modo sintetico.

Ma tanta reticenza non fa che stimolare una ridda di ipotesi e reazioni contrastanti.
Ci sono voci secondo cui potrebbe non essere semplice avvelenamento politico.

Un banale caso di avvelenameto politico oppure un altro caso di morte improvvisa da vaccino?

Pubblicità della TAFFO in una strada di Minsk

In effetti il ministro degli esteri era un noto provaccinista e aveva seguito la terapia vaccinica arrivando alla 8′ dose (2 astrazenica, 3 Pfizer-BioNTech, 2 Moderna e 1 Sputnik V) e aveva orgogliosamente pubblicizzato molto la sua scelta come si vede anche sul suo profilo vkontakt (il social network russo in cui i bielorussi pubblicano di tutto) dove campeggia la sua foto sorridente con la frase “Раблю прышчэпку” (io mi vaccino. n.d.r).

I complottisti non si sono fatti mancare questa occasione per fare 2+2 e sono in molti a credere che la causa della morte del giovanissimo ministro non sia un incidente sul lavoro come è capitato a molti colleghi politici di quell’area ma una diretta conseguenza del cocktail di vaccini che il ministro ha tanto leggermente voluto assumere.

Non sarebbe per loro un emissario dei servizi segreti di Mosca ma la proteina Spike il colpevole. Certo è strano che non si sia passati a normale autopsia per confermare le voci ufficiali di avvelenamento ma si sia voluto inumare velocemente il ministro (tra l’altro utilizzando la nota marca di pompe funebri Taffo che ha da poco aperto una sezione anche a Minsk).

Troppe ombre sul caso non fanno che dar spago ai legittimi dubbi dei complottisti

Il fatto poi che Mosca non si sia affrettata a smentire suo coinvolgimento nel caso non fa che aumentare dei legittimi sospetti, se davvero Mosca c’entrava qualcosa si sarebbe prodigata in negare come da prassi del buon spionaggio.

Certezze non ce ne sono, ma le molte ombre lasciano campo aperto ai complottisti che certo non si faranno sfuggire l’occasione per migliaia di mila post sui social e chiacchierate nei bar di quartiere.

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